Un povero vetraio adotta un bimbo abbandonato, crescendolo come se fosse suo figlio.

Due giovani fratelli diventano i capi di una banda di bulli di quartiere. Il loro padre è un impiegato che cerca di fare carriera facendosi notare dal suo capo. Quando i ragazzini si trovano a casa di quest'ultimo, scoprono che il loro padre si è ridotto a fare il giullare per il suo datore di lavoro, il cui figlio è membro della banda di bulli. I fratelli si ribellano, sostenendo che le gerarchie dovrebbero essere costruite sulle abilità e non sulla condizione sociale.

La vecchia madame Souza è piuttosto preoccupata il nipote che non prova interesse per niente, salvo che per la sua collezione di foto del Tour de France e di campioni del ciclismo. Per questo la nonna decide di regalargli una bicicletta, nella speranza che in futuro possa vincere la prestigiosa gara. Ma la "mafia francese" coinvolge il giovane in un losco giro di scommesse clandestine. Con l'aiuto di tre anziane signore, dette "Les Triplettes", madame Souza si mette sulle tracce del nipote scomparso.

Secondo film di Buñuel dopo Un chien andalou dell'anno precedente, col quale costituisce il vero e proprio manifesto del surrealismo cinematografico (alla sceneggiatura collaborò Salvador Dalì, fra gli interpreti figura Max Ernst). Nei sessanta minuti di proiezione non assistiamo allo svolgersi di una trama ben definita ma, come al solito nei film del regista spagnolo, al susseguirsi di personaggi e di situazioni canonici, in una critica serrata e corrosiva al clericalismo, all'autoritarismo e alla repressione sessuale.

Tre ragazze tra piccole e grandi manovre del cuore in un film sentimentale.Tre simpatiche ragazze, immigrate di origine portoghese, danno una mano nella pizzeria di Leona, che le considera come figlie, nella cittadina americana di Mystic, Connecticut. È qui che si intrecciano amori e delusioni, entusiasmi e disperazioni, nell'infinito gioco della vita. Probabilmente quando ci si lamenta che il cinema italiano ha perso il tipico "prodotto medio" si pensa proprio a un film come questo: ben girato, curato nella messa in scena e nei dialoghi, intelligente senza essere pedante, sentimentale senza essere lacrimoso, dignitoso insomma anche nel suo finale forse troppo lieto. Tra le interpreti Julia Roberts.