Con Film blu è il più riuscito della triologia di Kieslowki. Se in quello prevalevano la fotografia e le tinte forti, qui fanno da padroni la semplicità e il quotidiano. Anche se nel finale il regista cade nei simbolismi e nelle metafore. Una modella salva la vita a un cane, investito da un'auto. Il padrone dell'animale è un giudice in pensione, cinico, che ascolta le telefonate dei vicini. Se prima usava lo spionaggio telefonico (già esplorato da Coppola in La conversazione) per lavoro, ora lo fa per vizio. La ragazza è disgustata dal comportamento dell'uomo, ma allo stesso tempo non può fare a meno di frequentarlo. Il giudice, comunque, si costituisce e instaura un rapporto di confidenza con la ragazza. Quando i due si lasceranno amichevolmente la ragazza conoscerà uno studente in legge, che prende idealmente il posto del giudice.
Un monaco buddista vive insieme ad un suo allievo in una casa galleggiante situata nel mezzo di una bellissima valle...Quest'ultimo dovrà, come tutti, affrontare la vita, sé stesso, il suo animo, un animo congenitamente corrotto.La metafora della vita dell'uomo in quanto creatura imperfetta, nulla di più drammaticamente semplice.
La storia di Edward, un uomo creato da un inventore ma non terminato a causa della prematura morte di questi. In realtà Edward è un ragazzo come tanti altri, ma al posto delle mani ha delle forbici. Quando Peg troverà Edward e lo porterà a casa sua, inizieranno le avventure di questo uomo incredibilmente gentile.
Da quando sua moglie è morta, bruciata in un incidente d'auto, il dottor Robert Ledgard, eminente chirurgo plastico, ha lavorato alla creazione di una nuova pelle con la quale avrebbe potuto salvarla. Dodici anni dopo riesce a coltivarla nel suo laboratorio, una pelle sensibile alle carezze ad insieme un'autentica corazza contro tutte le aggressioni sia esterne che interne delle quali è vittima il nostro organo più esteso. Oltre agli anni di studio e di sperimentazioni Robert aveva bisogno di ...
In un piccolo eremo semidiroccato fra le montagne della Corea vive in rigorosa ascesi un anziano maestro zen insieme a due discepoli, il giovane Kibong e il piccolo Haejin, un orfano di cinque anni. Un giorno Haejln, giocando fra gli alberi con la fionda, colpisce involontariamente un uccello che sta covando, e ne distrugge il nido, fra le strida del compagno rimasto indenne. È il primo impatto di Haejin con la morte. Il bambino compie infatti inutilmente ogni tentativo per curare l'uccello ferito, che muore nella notte. Haejin lo sotterra l'indomani - vincendo il ribrezzo per la putrefazione - osservato e come sgridato dalle strida dell'uccello rimasto solo, che da quel momento lo seguirà ovunque