Un brillante avvocato di Philadelphia viene licenziato per inefficienza e inaffidabilità dal prestigioso studio legale dove lavora. In realtà è una scusa, sostenuta con mezzi ignobili: infatti hanno scoperto che è omosessuale e malato di Aids. Sostenuto dall'affettuosa famiglia e dal suo compagno, difeso da un grintoso avvocato nero, fa causa agli ex datori di lavoro.
È la storia vera di Larry Flynt, ancora vivente (fa un'apparizione nei panni di un giudice di Cincinnati) che, uscito da un'infanzia contadina povera, diventa gestore di locali di spogliarello e negli anni '70 direttore ed editore di Hustler, pornorivista di grande successo. Inattivo da Valmont (1989), Forman ha fatto un film bifronte, ambiguo, paradossale che gli assomiglia. Il ritratto di un pornografo miliardario con una vita privata per lo meno discutibile, ma non priva di una sua dimensione nobilmente tragica, si risolve in una difesa della libertà di parola e di stampa, cardine di ogni democrazia. Si chiude con una sentenza della Corte Suprema che nel 1988 sancì che il cattivo gusto non è un problema che riguardi la legge.
Un uomo gay si deve occupare del nipote dopo che la madre, sua sorella, è partita per l'India, finendo per sviluppare un legame di tipo paterno con il ragazzo, rivedendo e mutando così il suo intero stile di vita precedente.
Da altre vent’anni Joaquim Pinto convive con i virus dell'HIV e del VHC. Da un anno si sottopone a studi clinici con farmaci ancora non approvati che alterano lo stato della mente. Il suo film, oltre a documentare l'anno passato, è una riflessione aperta ed eclettica sulla memoria, sulle malattie e sulla globalizzazione, sulla sopravvivenza al di là di ogni aspettativa, sul dissenso e sull'amore assoluto.