Siamo nel 1917 in piena prima guerra mondiale. Gli Apperson sono una grande famiglia patriottica americana. Il capofamiglia possiede una fabbrica e si è fatto da sé. I due figli sono molto diversi tra loro. James è un lavativo, mentre Harry è un grande lavoratore. Alla dichiarazione di guerra il padre dà un ultimatum a James ma il ragazzo, precedendolo, si è arruolato in giornata. In Francia si innamora di una bella ragazza.
Pietra miliare della storia del cinema grazie all'eccellente virtuosismo e alla potenza sociale di King Vidor. New York, durante gli anni Venti. John è un provinciale che arriva in città per trovare la sua strada. Diventa impiegato ma ne sente il peso della routine, prende moglie ma l'unione è inficiata dalle ristrettezze economiche. Tutto sembra tornare tranquillo alla nascita di un bambino. Purtroppo la secondogenita, a distanza di tre anni, rimane uccisa tragicamente in un incidente. L'uomo è disperato e vuole uccidersi, la moglie vuole abbandonarlo ma alla fine la forza di volontà sarà più grande. È l'ultimo dei grandi capolavori del muto, girato un anno dopo l'avvento del sonoro. Mostra con grande efficacia e realismo la stagione americana "inopportunamente" felice, prima della grande depressione. Alcune sequenze sul quotidiano, le strade, gli uffici, sono enormemente all'avanguardia rispetto al cinema dell'epoca
Skinner (Reginald Denny), un cassiere sottopagato, mente alla moglie Honey (Laura La Plante), raccontandole di aver ottenuto un aumento di stipendio. Eccitatissima, Honey compra per il marito un costoso abito elegante, ma quando egli lo indossa si trova alle prese con molteplici problemi, tra cui il licenziamento. Prima che riesca a darle la cattiva notizia, è trascinato a una festa da ballo nell’hotel in cui soggiorna uno dei suoi clienti più importanti. Alla fine della serata, Skinner con il suo vestito nuovo ha concluso un affare da mezzo milione di dollari ed è diventato socio nella sua vecchia ditta.
Secondo film di Buñuel dopo Un chien andalou dell'anno precedente, col quale costituisce il vero e proprio manifesto del surrealismo cinematografico (alla sceneggiatura collaborò Salvador Dalì, fra gli interpreti figura Max Ernst). Nei sessanta minuti di proiezione non assistiamo allo svolgersi di una trama ben definita ma, come al solito nei film del regista spagnolo, al susseguirsi di personaggi e di situazioni canonici, in una critica serrata e corrosiva al clericalismo, all'autoritarismo e alla repressione sessuale.
Un regista alcolizzato, insieme ai suoi due bizzarri assistenti, tenta di salvare una casa di produzione indipendente realizzando un film muto e puntando sulla partecipazione di grandi nomi del cinema: Paul Newman, Liza Minnelli, James Caan, Anne Bancroft e il mimo francese Marcel Marceau che pronuncia l'unica parola del film. Film ineguale e squilibrato come la fantasia del suo autore; raffica di gag mute, doppi sensi e demenzialità ante litteram. Alcuni momenti, però, sono indimenticabili.
Per accontentare suo padre, un ex-capitano povero in canna, la giovane e bella Theodora acconsente al matrimonio con l'anziano (e ricchissimo) Josiah Brown. Cerca anche di dimenticare un Lord inglese, giovane e bellissimo pure lui come lei, che l'aveva soccorsa quand'era caduta in acqua da una barca. I due si incontreranno più di una volta, finendo per innamorarsi l'uno dell'altra, ma lei ormai è legata al vecchio marito. Lady Morella, innamorata di Lord Bracondale, si accorge della relazione tra i due. Gelosa, scambia nelle buste due lettere di Theodora: quella destinata a Bracondale arriva così nelle mani di Brown. L'uomo si rende conto che la moglie è innamorata di un altro, anche se, dalla missiva, Theodora appare del tutto innocente. L'anziano marito decide di farsi da parte e di partire per l'Arabia, da dove non tornerà più, ucciso dai briganti locali.