Guerra civile spagnola. Durante uno spettacolo circense, i due pagliacci in scena vengono arruolati a combattere nell'esercito repubblicano. Uno di loro viene arrestato e costretto a lavorare per lo stato. Il giovane figlio Javier organizza un attentato per vendicarsi dei soprusi subiti ma, nello scoppio, muore anche il padre. Da grande, sotto la dittatura di Franco, viene assunto come Pagliaccio triste in un circo, dove incontra Sergio, il suo alter ego sorridente, con il quale dovrà dividere il palco e l'amore per l'acrobata Natalia.
Il professor Andrew è depresso: lo attendono la carica di preside e il matrimonio con un'amica di infanzia. Invece, il caso benigno lo fa imbattere in un circo italiano, di cui è proprietaria una numerosa e turbolenta famiglia siciliana. Un'occasione da non perdere per sfuggire a un'esistenza imbalsamata e prevedibile. E in più, dietro l'angolo, c'è anche l'amore, quello della dolce Concetta.
Il film mostra, ripreso con varie telecamere e col videotype, il Circo di Tati durante lo spettacolo. Inframmezzati dalla visione dei tecnici (pittori, scenografi, costumisti, elettricisti ecc.) mentre lavorano, divertendosi essi stessi, i numeri via via che si svolgono ed i comportamenti del pubblico coinvolto in assoluta spontaneità. Si rivedono vecchie e nuove pantomime dello stesso Tati, una disastrosa e divertentissima orchestra, cantanti e clowns. A conclusione le telecamere si trattengono su due bambini che giocano, dopo lo spettacolo, con gli attrezzi del circo
Un piccolo circo, che ha come attrazione principale un elefante di nome Jumbo, rischia il fallimento anche perché il padrone ha una passione sfrenata per il gioco dei dadi. Ma il rischio più grande, in realtà, è che un pezzo grosso del settore lo compri per annetterlo al suo megacircuito. Quest'ultimo però ha un figlio che s'è innamorato della figlia del padrone del piccolo circo e allora le cose non saranno più così semplici. Musical un po' stanco ma quasi commovente con l'apporto di alcuni maestri assoluti: canzoni di Rodgers e Hart, coreografie di Busby Berkeley (al suo ultimo lavoro).