Mentre il cinema australiano si diffondeva al pubblico internazionale negli anni '70 attraverso rispettati film d'autore come "Picnic At Hanging Rock" di Peter Weir, un nuovo underground di registi sfruttano a basso budget e producendo molto meno. Il regista di documentari Mark Hartley esplora questa era sfrenata di sesso e violenza, completa di clip di alcuni dei film più oltraggiosi della scena e di interviste con gli stessi registi rinnegati.

Ci sono poche storie raccapriccianti a tal punto e venute a conoscenza del mondo globale; una di queste è certamente quella di Albert Fish, "l'uomo grigio", "il lupo mannaro" o come lo si vuole definire, colpevole di aver torturato, violato e spesso anche mangiato un centinaio di bambini.Siamo nel 1934 quando Fish viene arrestato per l'omicidio di Grace Budd, avvenuto sei anni prima. Sulla scia della macabra scoperta, fioccheranno poi orrende confessioni su tutti gli altri omicidi..Fish è forse uno dei pochi casi che racchiude in sé 18 esempi di parafilia, tra cui cannibalismo, sadismo, pedofilia.Il documentario-film diretto da John Borowski offre un'esaustiva immersione nel mondo malato di Fish, fatto di deliri religiosi di onnipotenza e ossessioni di espiazione; un parte del lungometraggio si sofferma sulla lettera di confessione di Fish, oggi conservata presso il Joe Coleman's Odditorium, luogo di esposizione dell'artista ma anche museo di memorabilia macabri..