In una piccola città degli Stati Uniti, un giornale cambia proprietario ed alcuni redattori vengono licenziati. Per vendicarsi del licenziamento, una giovane cronista inserisce, nella sua ultima rubrica, una falsa lettera di un ipotetico John Doe. Nella lettera l'uomo annuncia che, nella notte di Natale, si getterà dal grattacielo del municipio per protestare contro le autorità. Il film, noto anche con il titolo di "I dominatori della metropoli" esprime in modo esemplare il sincero populismo roosveltiano di Capra e del suo sceneggiatore Robert Riskin. Famosa la scena finale della convention (girata con sette macchine da presa) con la tirata evangelica di Cooper.

Esmeralda, una bella zingara perseguitata dalla giustizia, si salva appellandosi al diritto d'asilo e rifugiandosi nella cattedrale di Notre Dame. Di lei si sono invaghiti uomini molto diversi: un capitano dell'esercito, un poeta e il presidente del tribunale. Ma Esmeralda ha un solo sincero amico: Quasimodo, il campanaro della cattedrale, uomo ripugnante ma buono e fedele.

Vecchio e malandato, Giacomo Casanova, bibliotecario nel castello di Dux in Boemia, rievoca la sua vita densa di amori e di avventure. Prima, da giovane, a Venezia dove, incarcerato per le sue sregolatezze, evade dai Piombi e comincia a vagare per le corti europee conducendo una vita brillante, ricca di amori, di truffe, di onori. Con il passare del tempo però il suo successo si va appannando; molte porte gli si chiudono in faccia, la degradazione fisica e morale va accentuandosi con sempre maggiore celerità.

Nel giugno 1791 re Luigi XVI e Maria Antonietta fuggono dalle Tuileries verso Metz per sottrarsi all'imminente giudizio dell'Assemblea Nazionale. Su un'altra diligenza Restif de la Bretonne, cronista della rivoluzione, viaggia con Tom Paine, americano liberale, e poi con il vecchio Giacomo Casanova. Raggiungono il re a Varennes: è la notte tra il 20 e il 21 giugno.