Algeria, anni Novanta. Nedjma, una studentessa di diciotto anni appassionata di fashion design, rifiuta che i tragici eventi della Guerra civile le impediscano di vivere una vita normale e di uscire la sera con l'amica Wassila. Mentre la società diventa sempre più conservatrice, Nedjma si oppone ai divieti imposti dai radicali e decide di lottare per la sua libertà e indipendenza organizzando una sfilata di moda.

Siamo nei primi anni Quaranta nei pressi di New York. Due adolescenti vivono con la nonna. Intorno a loro si muovono le figure dello zio e della zia. Il primo, Louie, simpatico e astuto. La seconda, Bella, senza marito e con la testa tra le nuvole.

Claire ha diciassette anni. Quando scopre di essere incinta di cinque mesi, decide di partorire in gran segreto. Trova rifugio dalla signora Melikian, una ricamatrice che lavora per l'alta moda. Giorno per giorno, punto dopo punto, man mano che la pancia di Claire cresce, fra le due donne si instaura un rapporto madre-figlia. Perché i francesi riescono a girare film che gli italiani non realizzerebbero nemmeno sotto tortura? Questo interrogativo persiste nel cuore dello spettatore dopo la visione dell'ennesimo piccolo-grande capolavoro d'oltralpe. Strepitose le interpreti (Arianne Ascaride, musa di Guediguian, triste e depressa nell'elaborazione del lutto che l'ha colpita, ma capace d'un tratto di illuminarsi con un sorriso e Lola Neymark, dalla strepitosa chioma rosso fuoco), e valida anche la regia della Faucher che predilige i primi piani ed i colori pastello...