Primo film a colori di Bressane, girato nella casa del pittore Elyseu Visconti e rimasto in parte incompiuto nella sonorizzazione e nel montaggio finale a causa della partenza forzata dal Brasile del regista. Horror e humour intorno al tema della pazzia: «Alla fine tutti escono dalla casa come se fossero dei topi di laboratorio che fuggono, invadono la città e vanno a contaminare il mondo». «Se parliamo dell’orrore, in questo film si tratta dell’orrore nazionale, comprendendovi Mojica Marins come emblema. Possono forse esserci alcune macchie di Corman e dell’horror inglese, ma è un’altra scala dell’horror. Ora, quello che trasformò il film fu il luogo dove girammo, la casa di un pittore del XIX secolo, un ricettacolo di luce. Tutto era studiato per produrre effetti di luce. Quando arrivai e vidi quella casa, quella luce, dissi: è questo il film, è questo l’orrore. Il senso del film, il suo fascino, deriva da questo laboratorio di luce» (J. Bressane).

Dodici sconosciuti si ritrovano intrappolati in una stanza. Coinvolti in un gioco mortale in cui vengono giudicati per i loro peccati e dove ogni scelta diventa una sorta di testamento, devono trovare la persona più colpevole delle altre e ucciderla. Il gioco deve essere ripetuto fino a quando solo uno rimarrà in vita e chi è del tutto innocente deve sforzarsi di mantenere intatta la propria integrità.