Ali, un giovane disoccupato, riesce a introdursi presso una famiglia benestante, facendosi passare per il noto regista Moshen Makhmalbaf e millantando un progetto cinematografico, per un film di cui quella famiglia dovrà essere protagonista. Quando l'inganno viene scoperto, Ali finisce in tribunale. Alla fine del processo incontra il vero Makhmalbaf, con cui si reca dai truffati a chiedere perdono.
Nader e Simin hanno ottenuto il visto per lasciare l'Iran ma Nader si rifiuta di partire e abbandonare il padre affetto da Alzheimer. Simin intende chiedere il divorzio per partire lo stesso con la figlia Termeh e, nel frattempo, torna a vivere da sua madre. Nader deve assumere una giovane donna, Razieh, che possa prendersi cura del padre mentre lui lavora, ma non sa che la donna, molto religiosa, non solo è incinta ma sta anche lavorando senza il permesso del marito. Ben presto Nader si troverà coinvolto in una rete di bugie, manipolazioni e confronti, mentre la sua separazione va avanti e sua figlia deve scegliere da che parte stare e quale futuro avere...
Iran, periferia sterrata e polverosa di Teheran. Un uomo gira con la sua automobile alla ricerca di qualcuno disposto, dietro compenso, a fare un lavoro per lui. I primi tentativi vanno a vuoto. Poi incontra un ragazzino curdo, nell'esercito per racimolare un po' di soldi, e lo conduce davanti a una grosso buca. Il compito è quello di tornare lì la mattina successiva e chiamarlo due volte. Se non risponde, il ragazzo, aiutato da una pala, dovrà coprire il suo corpo con la terra.
Un taxi attraversa le strade di Teheran in un giorno qualsiasi. Passeggeri di diversa estrazione sociale salgono e scendono dalla vettura. Alla guida non c'è un conducente qualsiasi ma Jafar Panahi stesso impegnato a girare un altro film 'proibito'. Panahi è stato condannato dalla 'giustizia' iraniana a 20 anni di proibizione di girare film, scrivere sceneggiature e rilasciare interviste, pena la detenzione per sei anni. Ma non c'è sentenza che possa impedire ad un artista di essere se stesso ed ecco allora che il regista ha deciso di continuare a sfidare il divieto e ancora una volta ci propone un'opera destinata a rimanere quale testimonianza di un cinema che si fa militante proprio perché non fa proclami ma mostra la quotidianità del vivere in un Paese in cui le contraddizioni si fanno sempre più stridenti.
Durante i conflitti post-rivoluzionari nel 1980, agli inizi della guerra tra Iran e Iraq, una mamma musulmana che vive a Teheran, Shideh, deve badare alla figlia Dorsa sotto la costante paura dei bombardamenti. La situazione peggiora quando il marito viene inviato, in quanto medico, nella zona di combattimento e gli inquilini del palazzo iniziano ad andarsene per paura delle bombe. Un giorno un razzo centra il palazzo dove vivono Shideh e Dorsa, rimanendo fortunatamente inesploso ma aprendo una grossa crepa nel soffitto dell'appartamento in cui abitano delle protagoniste. Da allora una serie di strani eventi sconvolgono la vita di Shideh, che diventa via via convinta della presenza di un essere maligno che sta cercando di possedere sua figlia.
Durante la rivoluzione iraniana del 1979, Isaac Amin, ricco gemmologo di origini ebree, viene catturato dalle guardie dei rivoluzionari e imprigionato, per poi essere liberato, ma non prima di subire orribili torture. Capisce che a Teheran tutto sta cambiando, così decide di riunire la sua famiglia e scappare dal proprio Paese per ritrovare pace e serenità. Il film è tratto dall'omonimo romanzo della scrittrice iraniana Dalia Sofer, classificato tra i libri più importanti del 2007.