Con Film blu è il più riuscito della triologia di Kieslowki. Se in quello prevalevano la fotografia e le tinte forti, qui fanno da padroni la semplicità e il quotidiano. Anche se nel finale il regista cade nei simbolismi e nelle metafore. Una modella salva la vita a un cane, investito da un'auto. Il padrone dell'animale è un giudice in pensione, cinico, che ascolta le telefonate dei vicini. Se prima usava lo spionaggio telefonico (già esplorato da Coppola in La conversazione) per lavoro, ora lo fa per vizio. La ragazza è disgustata dal comportamento dell'uomo, ma allo stesso tempo non può fare a meno di frequentarlo. Il giudice, comunque, si costituisce e instaura un rapporto di confidenza con la ragazza. Quando i due si lasceranno amichevolmente la ragazza conoscerà uno studente in legge, che prende idealmente il posto del giudice.

Frédéric è un uomo sposato; sua moglie aspetta il secondo figlio. Tutto va bene fra loro. Poi, dal passato, emerge Chloe, un'antica compagna di scuola. Chloe, così lontana dalla tranquillità della vita borghese, rappresenta per Frédéric il fascino della trasgressione.

Frank Chambers è un giramondo che campa felice lavorando ora qui ora là. Accetta un lavoro in una stazione di servizio. É subito colpo di fulmine con Cora Smith la moglie del datore di lavoro

L'anima di Joe Pendleton, giocatore di football americano, viene portata in cielo da un angelo troppo frettoloso. Joe infatti non è ancora morto. Per di più stava per giocare una partita importantissima. In paradiso rimediano: gli assegnano il corpo di un miliardario che sta per essere ucciso dalla moglie e dal segretario. Joe accetta, anche per amore di una bella maestrina, ma come trovare rimedio alla "seconda" morte?

Nobile inglese decaduto ama la moglie ma la trascura. Quando ricco americano la corteggia corre ai ripari: dura la riconquista. Dialoghi spiritosi per una commedia troppo parlata, ma elegantemente giocata con la tecnica dei quattro cantoni. Tratta da una pièce teatrale di Hugh e Margaret Williams, fu apprezzata soprattutto nei Paesi non anglosassoni. Ammirevole J. Simmons. Canzoni di Noël Coward.

Sembra uno di quei copioni scritti apposta per Robert Redford e Barbra Straisand questo "We don't live here anymore" (Non abitiamo più qui), che in italiano diventa il poco fedele ma significativo I giochi dei grandi. E forse non a caso l'esordio di Curran è stato premiato proprio al Sundance, il festival di Redford, per la sceneggiatura. La storia si racconta in una frase: due coppie di amici, con figli, si incrociano, si scambiano, e anche se dall'esterno possono sembrare simili, sono in realtà diversissime, perché ogni persona è diversa dall'altra e uniche sono le sue emozioni, i suoi sentimenti, i suoi sogni. Tenere in piedi un film da camera come è questo, dove non accade praticamente nulla, dove i silenzi hanno la stessa e forse più importanza delle parole, è una sfida disperata....