Ambientato a Yokohama nel 1963, La collina dei papaveri è una storia d’amore i cui personaggi sono studenti delle scuole superiori chiamati ad essere la “prima generazione” di un “Nuovo Giappone”. Dal momento che il Paese comincia ad uscire dalla devastazione causata dalla Seconda Guerra Mondiale, la nuova generazione lotta per costruire un futuro migliore, cercando però di non perdere i legami col passato che li ha resi ciò che sono oggi.

Dopo otto anni di sperimentazioni video, Godard torna al cinema: diviso in cinque tempi come una sinfonia musicale, nel film si intrecciano le vicende di tre personaggi ­ un'intellettuale (Dutronc), la sua amante (Baye) e una prostituta (Huppert) - che stentano a trovare un senso e un centro nella società borghese e capitalistica.

Liberamente ispirato a fatti reali, il film racconta il triangolo amoroso fra il filosofo Federico Nietzsche, la disinibita Lou Salomé e l'inibito Paul Rée. Nietzsche, indeciso se seguire una vita senza regole con la donna e sempre più riluttante ad accettare le troppo restrittive regole borghesi cede alla pazzia. La donna si lega quindi a Rée che però viene ucciso da alcuni teppisti. Con l'inizio del nuovo secolo la donna va a trovare Nietzsche in clinica annunciandogli l'arrivo del nuovo secolo, il "loro" secolo, ma il filosofo poco dopo muore.

1968. Angela (Mita Medici) e Massimo (Alain Noury), fidanzati e studenti universitari sullo sfondo dei movimenti studenteschi, conoscono Guido (Ray Lovelock), l'erede di una ricca famiglia che non ha mai conosciuto l'amore puro. Impressionato dal sentimento che lega i due innamorati, Guido li invita a trasferirsi nella sua abitazione. Ben presto, in un susseguirsi di tradimenti, confessioni, partenze e ritorni, si creerà un consapevole rapporto a tre destinato a sfociare nella tragedia.