Un povero vetraio adotta un bimbo abbandonato, crescendolo come se fosse suo figlio.
Un cinegiornale annuncia la visita della giovane principessa Anna nelle principali capitali europee. L'ultima tappa è Roma, dove, dopo un ricevimento in ambasciata di fronte a tutte le cariche istituzionali e gli esponenti della nobiltà internazionale, la principessa esausta e frustrata dai suoi impegni diplomatici ha una crisi nervosa. Il dottore di corte le somministra un sonnifero, ma prima che faccia effetto, Anna riesce a fuggire da palazzo nascondendosi nell'autocarro delle vivande. Viene trovata poco dopo sdraiata nei pressi dei Fori Imperiali dal reporter americano Joe Bradley, che, senza averla riconosciuta, cerca invano di metterla su un taxi che la riporti a casa, per poi decidere di ospitarla nel proprio studio...
Secondo film di Buñuel dopo Un chien andalou dell'anno precedente, col quale costituisce il vero e proprio manifesto del surrealismo cinematografico (alla sceneggiatura collaborò Salvador Dalì, fra gli interpreti figura Max Ernst). Nei sessanta minuti di proiezione non assistiamo allo svolgersi di una trama ben definita ma, come al solito nei film del regista spagnolo, al susseguirsi di personaggi e di situazioni canonici, in una critica serrata e corrosiva al clericalismo, all'autoritarismo e alla repressione sessuale.
Grazie al professor Gibbs, la giovane indossatrice Katy Carrol diventa invisibile e vuole vendicarsi del suo vecchio principale. La ragazza, grazie al suo potere - che però funziona a intermittenza - mette a soqquadro l'atelier, ma due agenti segreti di una nazione straniera la inseguono per avere la formula.