I "Leningrad Cowboys", una rock band russa, ed il loro manager, vanno in America a cercare fama e fortuna. Diretti in Messico per suonare ad un matrimonio, iniziano un interminabile viaggio attraverso gli Stati Uniti, su una grande e scalcagnata automobile, durante il quale fanno tappa in squallidi locali, sempre seguiti a distanza da Igor (loro connazionale, scacciato dalla band). Una volta giunti in Messico arriva il successo: i Leningrad Cowboys incontrano i gusti del pubblico, arrivando in cima alle classifiche.
Troy e Gabriella, ormai prossimi al diploma, devono affrontare la difficile prospettiva della separazione. I due, infatti, proseguiranno gli studi in college diversi. Con l'aiuto degli altri membri dei Wildcats, decidono allora di mettere in scena un musical di primavera che rifletta le loro esperienze, le aspettative e le paure per il futuro.
Biografia di Jerry Lee Lewis (1925), pianista e cantante rock concentrata sul triennio 1956-58. Secondo solo a Elvis Presley, eccentrico, arrogante, attratto da alcol e altri eccitanti, nel moralismo puritano e borghese ancora imperante in quegli anni, rischiò di rovinarsi la carriera sposando in terze nozze una cuginetta tredicenne. Regista non trascurabile del cinema indipendente, J. McBride fa un film di un manierismo elegante ma inerte. D. Quaid si è calato nel personaggio con apprezzabile immedesimazione.
18 anni dopo Elwood Blues (Aykroyd) esce di prigione. Suo fratello Jake (Belushi) è morto e la loro orchestra non c'è più. Se n'è andato anche Curtis, loro padre spirituale, lasciando un figlio poliziotto duro e puro. Insieme con un nuovo partner, il gioviale Mighty Mack McTeer (Goodman) e con Buster, orfanello di 10 anni (Bonifant), Elwood si rimette in marcia. Dovrà fare i conti con la mafia russa. Tentativo parzialmente riuscito di continuare un film di culto che nel 1980, con L'aereo più pazzo del mondo inaugurò il genere “catacomico”: ludico, demenziale, goliardico, frenetico, buffonesco, tutto ma non rassicurante e mistificatorio. Quel che c'è di divertente è già visto e quel che ha di nuovo non diverte. C'è tanta musica, d'accordo. Troppa.