Avremmo dovuto bombardare Auschwitz? Nel '44 due prigionieri fuggiti dal campo raccontarono la terribile verità sul meccanismo di morte in atto. Le loro rivelazioni misero gli Alleati di fronte a una domanda cruciale.
Poco prima della seconda guerra mondiale una straordinaria operazione di salvataggio soccorse le vittime più giovani del terrore nazista. Diecimila bambini ebrei, insieme ad altri, furono trasportati dai paesi occupati dalla Germania a rifugi e case di accoglienza in Gran Bretagna. Alcuni strinsero nuovi legami familiari; altri dovettero resistere al Blitz. Altri ancora trovarono modi incredibili di salvare i propri genitori dalla tirannia di Hitler. E tutti hanno storie indimenticabili da raccontare.
Liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Martin Amis, "La Zona d’interesse" è la storia di una famiglia tedesca apparentemente normale che vive - in una bucolica casetta con piscina - una quotidianità fatta di gite in barca, il lavoro d’ufficio del padre, i tè della moglie con le amiche, le domeniche passate a pescare al fiume. Peccato che l’uomo in questione sia Rudolf Höss, comandante di Auschwitz, e la deliziosa villetta con giardino in cui vive con la sua famiglia in una surreale serenità è situata proprio al confine con il campo di concentramento, a due passi dall’orrore, così vicino e così lontano.
Mentre l'Europa è alle prese con lo scoppio della seconda guerra mondiale, il piccolo Martin inizia ad amare il nuovo fratello Dovidl, un talentuoso violinista che ha nove anni come lei ed è un rifugiato ebreo polacco a Londra. A 21 anni, prima del concerto di debutto, Dovidl scompare senza lasciare traccia, portando vergogna e rovina nella sua famiglia. Molto tempo dopo, un giovane violinista mostra a Martin, oramai cinquantaseienne, qualcosa che solo Dovidl poteva insegnarli. Ciò fa scattare in Martin l'idea di ritrovare il fratello, cominciando un'odissea che lo porterà oltreoceano e arrivando a sorprendenti rivelazioni.
Jona Oberski, un bambino di 3 anni che vive ad Amsterdam durante la Seconda guerra mondiale. Dopo l'occupazione della città da parte dei tedeschi, viene deportato nel campo di Bergen-Belsen insieme a tutta la sua famiglia. Qui Jona passerà tutta la guerra, in una baracca separata dai genitori.