Igor D'India decide di ripercorrere le tracce del grande alpinista ed esploratore Walter Bonatti, recatosi in Canada e Alaska nel 1965.
"Verso l’ignoto" ripercorre il lungo viaggio invernale sul Nanga Parbat di Daniele Nardi. Quattro anni in pieno inverno narrati in questo documentario che, secondo l’alpinista romano, racconta "il mio alpinismo, le motivazioni che mi spingono a scalare e le vicissitudini umane affrontate dal 2012 anno del primo tentativo.” Come è andata a finire tutti lo sanno: dopo anni di sforzi, la cima è stata raggiunta per la prima volta il 26 febbraio 2016 da Simone Moro, Ali Sadpara e Alex Txikon, mentre Tamara Lunger si è fermata poco sotto quei fatidici 8126m della vetta . "Verso l’ignoto" mostra il fascino e la difficoltà di questa impresa sognata e tentata da molti.
Documentario IMAX girato durante la tragica spedizione sull'everest
Il 1 marzo 2004, Patrick Berhault e Philippe Magnin partono da Saint Christophe en Oisans con l’intenzione di scalare, una dopo l’altra tutte le 82 cime al di sopra dei 4000 metri delle Alpi, dall’Oisans al Bernina passando per il Monte Bianco, il Vallese e L’oberland Bernese. Entrambi gli alpinisti sono molto conosciuti per il loro stile nell'affrontare l’arrampicata in modo puro e genuino. Questo loro nuovo progetto, ideato principalmente per spirito di cordata e per piacere d’avventura, è un’opportunità per esplorare le cime delle montagne più alte d’Europa da un’angolazione diversa, percorrendo vie sempre nuove e avvicinandosi alla montagna fino quasi a diventare un tutt'uno con essa. Questo li porta verso qualcosa di sconosciuto; dopo aver scalato e arrampicato per 2 mesi, il 28 Aprile 2004, con condizioni meteo spaventose, Berhault e Magnin stanno attrezzando la difficile e lunghissima via sul Nadelgrat per raggiungere la loro 67° cima quando ad un tratto una cornice si stacca...
Due uomini soli e davanti a loro tutte le Dolomiti. Un’avventura di quasi 2 mesi, dal 7 maggio al 25 giugno del 2007, una sfida contro il tempo, i rischi, la fatica. Un grande cerchio ideale con punto d’inizio sulle Dolomiti di Brenta che prevedeva di salire tutte le vette più significative del gruppo, non soltanto le 75 che superano i 3.000 metri. Per di più effettuando tutti i collegamenti a piedi, in bici o con gli sci. 770 chilometri percorsi, 88.600 metri di dislivello totale superato. La documentazione video segue passo passo l’avventura e propone il più inaspettato e originale omaggio alla nuova veste delle Dolomiti patrimonio dell’umanità.
Le tre cime di Lavaredo offrono la concentrazione più impressionante di pareti strapiombanti di tutto l'arco alpino. Alla fine degli anni '50 la sfida tra gli alpinisti europei per assicurarsi le prime salite sulle ultime pareti ancora vergini era viva e combattuta. Due svizzeri, Hugo Weber e Alpin Schelbert tentarono nel 1959 l'ascensione dello strapiombo sulla cima ovest dove però ambivano arrivare per primi anche alcuni dei migliori arrampicatori locali. Le cordate si confrontano nelle ascensioni grazie alla complicità di una donna.
Nel luglio del 2013 i Ragni di Lecco Matteo Della Bordella e Luca Schiera, insieme a Silvan Schüpbach, hanno portato a termine l’impresa di aprire una nuova via sulla parete ovest della Uli Biaho (6109 m), nel gruppo del Trango, in Pakistan. Una torre di pietra quasi inaccessibile, che pone una sfida tra le più difficili per un alpinista.
Jerzy Kukuczka è stato uno dei più eccezionali scalatori dell'Himalaya e il secondo a conquistare tutti i 14 ottomila. Una leggenda nella storia dell'alpinismo che ha perso la vita proprio sul Lhotse il 24 ottobre 1989. Cosa lo rende così eccezionale? Quale è stato il suo contributo alla storia dell'alpinismo? Cosa pensano di lui la sua famiglia e coloro che arrampicano sfidando le stesse cime? Quali sono le ragioni che lo portano a scalare le vette più alte? E può lui essere paragonato agli scalatori di oggi? Un'indagine sulle montagne: sono il regno dell’avventura o uno dei settori del commercio?