Il battaglione del caporale Kaji (Tatsuya Nakadai) viene sconfitto dall'Armata Rossa in Manciuria e gli ultimi superstiti, tra cui lo stesso Kaji, sono costretti ad attraversare la giungla, dove incontrano alcuni civili che si uniscono al gruppo, tra contrasti per le ultime razioni del cibo e altre perdite umane. Arrivano così a un villaggio dove però poco dopo vengono presi prigionieri dai russi. Kaji non demorde mai dalla sua lotta contro la difesa dei diritti umani ma è anche tormentato dagli omicidi commessi in guerra, finché non verrà mandato in Siberia ai lavori forzati.

Kaji (Tatsuya Nakadai) diventa recluta nell'esercito imperiale giapponese, in seguito alla chiamata di leva (con cui si concludeva Nessun amore è più grande, primo capitolo della trilogia "La condizione umana"). Continua la sua lotta umanitaria contro i soprusi e le ingiustizie del sistema militare, sia da parte degli ufficiali, sia tra veterani e reclute, in particolare quando il debole e pavido soldato Obara Nitôhei (Kunie Tanaka) viene preso di mira e umiliato per essere crollato durante una spedizione, tanto da indurlo al suicidio. Un giorno si presenta al campo Michiko (Michiyo Aratama), moglie di Kaji, e viene dato loro il permesso di passare una notte insieme in un magazzino. Kaji, che è stimato per il suo coraggio nonostante le idee da comunista, viene nominato caporale, anche per cercare di piegarlo più facilmente agli ideali bellici e patriottici, fino al momento della battaglia al fronte contro i russi.

Ambientato in Francia nel 1940, il film narra della bellissima Lucile Angellier, che nell'attesa di ricevere notizie del marito prigioniero di guerra, vive un'esistenza soffocante insieme alla suocera, donna dispotica e meschina. La vita di Lucile viene stravolta quando i parigini in fuga si rifugiano nella sua cittadina, che viene invasa dai soldati tedeschi che occupano le loro case. Inizialmente la giovane donna ignora la presenza di Bruno, un raffinato ufficiale tedesco che è stato dislocato nella loro abitazione, ma dopo l'iniziale indifferenza "si risveglia" e inizia a esplorare sentimenti sepolti...

Nell'inverno del '42 in Jugoslavia, il generale Lohring sferra un'offensiva contro l'armata nazionale, guidata da Tito. Dopo aver sconfitto una divisione italiana, i partigiani jugoslavi, incalzati dai tedeschi, si dirigono verso il fiume Neretva per attraversarlo. Sono molto lenti perché tra loro ci sono donne e bambini che non vogliono lasciare indietro. Ad attenderli sull'altra riva però ci sono altri nemici: gli Ustascia e i Cetnici che aspettano solo l'occasione per accerchiarli. Il generale Lohring è convinto che gli uomini di Tito stiano cercando scampo verso il nord e fa confluire lì tutte le sue forze, invece questi, dopo aver fatto saltare il ponte della ferrovia, nottetempo, costruiscono una passerella per raggiungere i nemici...

Un gruppo di reduci italiani da Auschwitz, liberati dai russi, intraprendono una lunga marcia per raggiungere la loro patria. Per Primo questa è l'occasione per osservare con occhi nuovi la sorprendente realtà dell'Europa liberata dal nazismo e per riprendere contatto con il proprio corpo, l'amicizia e l'amore.

Tre americani (di cui uno muore nella fuga) evadono da un campo di concentramento vicino Amsterdam. Trenta civili olandesi – che non sanno o non vogliono dare informazioni sui fuggiaschi – vengono fucilati dai tedeschi come rappresaglia. I due americani superstiti raggiungono un gruppo di anti-nazisti e a loro si unisce anche la moglie di un capo della Wehrmacht, la quale è una giovane ebrea che vive sotto falsa identità. L'obiettivo del gruppo è quello di sottrarre ai tedeschi alcune documentazioni utili ai partigiani olandesi.