L'Everest è il tetto del mondo. Alle sue altezze il sangue perde fluidità e diventa come melassa e ogni movimento, ogni respiro è agonia pura. Nella prima metà del secolo scorso l'Everest era il sogno di ogni alpinista, ma la sua conquista appariva impossibile. I tentativi fallivano e molte erano le vite reclamate dalla montagna. Poi Edmund Hillary, un allampanato apicultore neozelandese, e lo sherpa indiano Tenzing Norgay riuscirono a piantare la bandiera a 8848 metri. In questo storico filmato, Hillary rievoca quei giorni straordinari: la fatica, la paura, le emozioni di una conquista entrata nella storia.
Joe Simpson ripercorre una delle vicende più tragiche dell'epopea dell'alpinismo classico: il tentativo del giovane e brillante scalatore Toni Kurz che nel 1936 affrontò con tre compagni di cordata l'inviolata parete Nord dell'Eiger. Con una coinvolgente ricostruzione dei fatti accaduti in quei "maledetti" giorni, Simpson ci guida in un tempo e in uno spirito dell'alpinismo che sembrano oggi lontanissimi. L'impresa si concluse drammaticamente, ma rimane uno degli esempi più eroici e luminosi nella storia dell'alpinismo mondiale.
Nel 1999 il famoso alpinista americano Conrad Anker, impegnato in un avventuroso viaggio sul Monte Everest, trova il corpo dell'esploratore George Mallory, 75 anni dopo la scomparsa di quello che fu il primo uomo a tentare di raggiungere la vetta più alta del mondo. Da questo momento la vita di Conrad, segnata da tale straordinaria scoperta, si intreccia all'incredibile storia di George Mallory.
In primavera, la documentarista Dianne Whelan si è immersa per quaranta giorni nell’affascinante mondo del campo base, sito a 5.400 metri d'altezza, da cui si parte per raggiungere la cima dell’Everest. Le riprese spettacolari, con l'Himalaya sullo sfondo, mostrano un intrigante e intimo ritratto di tre gruppi di scalatori e del loro viaggio verso la vetta più alta del mondo. Il documentario si insinua nel cuore del mito dell'Everest soffermandosi sulle vicende degli alpinisti che vivono quotidianamente al campo base, trasformandolo in un campeggio; sulla storia della montagna e sull'effetto devastante che il cambiamento climatico sta creando nell’equilibrio ecologico dell'area. Inoltre, rappresenta la trasformazione dell’Everest che ogni primavera ospita più di 800 alpinisti che si accalcano per molti giorni al campo base prima di iniziare la salita. La montagna più alta del pianeta, un tempo spazio sacro, riverito e temuto, si trasforma in un rumoroso e triste parco a tema.
Un documentario straordinario, che racconta la storia emozionante di una sfida ai limiti dell’impossibile. Due fra i più grandi sci alpinisti al mondo, Alex Naglich e Peter Ressmann, insieme a Jon Jonhston, funambolico freestyle, sfidano il Mount St. Elias, al confine tra Alaska e Canada, con un' impresa senza precedenti: la discesa con gli sci dei 5.489 metri della vetta fino al livello del mare. La più lunga mai realizzata al mondo e in condizioni ambientali estreme. Un’avventura a cavallo tra eroismo e follia, un’esperienza mozzafiato, dove il brivido del pericolo si fonde con la felicità per la grande impresa.
Sulle orme di Patrick Berhault (la cui impresa è raccontata nel film Sur Le Fil Des 4000), Franco Nicolini insegue da molto tempo il sogno di concatenare tutte le 82 vette che superano i quattromila sulle Alpi. Insieme a Diego Giovannini, Nicolini riesce nell’impresa in 60 giorni muovendosi a piedi, sugli sci o in bicicletta. Scopriamo così una nuova spinta dell’alpinismo sulle Alpi.
A 150 anni dalla scoperta alpinistica delle Dolomiti di Brenta, Alessandro Beber con Alessandro Baù dà vita al Brenta Base Camp con l'obiettivo di aprire nuove vie d'arrampicata sulle pareti simbolo del Gruppo. In parete con i due alpinisti si alternano gli amici Simone Banal, Matteo Faletti, Jiri Leskovjan, Fabrizio Dellai, Claudia Mario e Matteo Baù. La piccola spedizione diventa un'occasione di dialogo tra passato e presente.
Il 1 marzo 2004, Patrick Berhault e Philippe Magnin partono da Saint Christophe en Oisans con l’intenzione di scalare, una dopo l’altra tutte le 82 cime al di sopra dei 4000 metri delle Alpi, dall’Oisans al Bernina passando per il Monte Bianco, il Vallese e L’oberland Bernese. Entrambi gli alpinisti sono molto conosciuti per il loro stile nell'affrontare l’arrampicata in modo puro e genuino. Questo loro nuovo progetto, ideato principalmente per spirito di cordata e per piacere d’avventura, è un’opportunità per esplorare le cime delle montagne più alte d’Europa da un’angolazione diversa, percorrendo vie sempre nuove e avvicinandosi alla montagna fino quasi a diventare un tutt'uno con essa. Questo li porta verso qualcosa di sconosciuto; dopo aver scalato e arrampicato per 2 mesi, il 28 Aprile 2004, con condizioni meteo spaventose, Berhault e Magnin stanno attrezzando la difficile e lunghissima via sul Nadelgrat per raggiungere la loro 67° cima quando ad un tratto una cornice si stacca...
Le tre cime di Lavaredo offrono la concentrazione più impressionante di pareti strapiombanti di tutto l'arco alpino. Alla fine degli anni '50 la sfida tra gli alpinisti europei per assicurarsi le prime salite sulle ultime pareti ancora vergini era viva e combattuta. Due svizzeri, Hugo Weber e Alpin Schelbert tentarono nel 1959 l'ascensione dello strapiombo sulla cima ovest dove però ambivano arrivare per primi anche alcuni dei migliori arrampicatori locali. Le cordate si confrontano nelle ascensioni grazie alla complicità di una donna.
Quattro generazioni un solo “intento”: andar per monti alla ricerca dell’avventura, del nuovo! Questa è la famiglia Barmasse di Valtournenche; montanari, alpinisti, esploratori e guide alpine del Cervino. Ed è proprio sulla “Gran Becca” – così viene chiamato il Cervino dai Valdostani – che il 17 Marzo 2010, a distanza di una generazione, padre e figlio si legano assieme per cercare di salire quel Couloir che, dall’Enjambée, precipita per 1200 m verso la base della parete Sud del Cervino. Un vecchio progetto tentato 24 anni prima dal padre Marco ed oggi ripreso dal figlio Hervé. Una via difficile, definita dai più forti alpinisti degli anni 80 come “uno degli ultimi grandi progetti logici delle alpi”, e ancora irrisolta nel 2010.
All'inizio di febbraio del 2011 Simone Moro con il kazako Denis Urubko e lo statunitense Cory Richards raggiunge la vetta del Gasherbrum II a 8.035 metri di quota. Si tratta della prima salita invernale e la prima invernale in assoluto in uno dei cinque ottomila del Karakorum pakistano. La spedizione, partita il 27 dicembre dall'Italia, ha dovuto affrontare temperature fino a -50 gradi e forti venti fino a 200km/h per poter attrezzare la via fino alla vetta. Per Simone Moro è stata la terza prima scalata invernale di un ottomila, dopo lo Shisha Pangma nel 2005 e del Makalu nel 2009. L'esperienza dei tre alpinisti impegnati sul Gasherbrum II, nel cuore di un buio e durissimo inverno, è vista con lo sguardo crudo e onesto di Cory Richards partecipante, cineasta e fotografo. Il film coglie con efficacia, la fatica, i dubbi, le paure dei protagonisti.
Alex Honnold è conosciuto come il più audace climber solista della sua generazione. In questo pericoloso gioco, com'è possibile conciliare l'ambizione con l'istinto di sopravvivenza? Dalla prima salita in free solo di un boulder di grado 8a, alle avventure su pareti lontane e non attrezzate, fino al record di velocità stabilito sul Nose, Honnold combatte con questo dilemma interiore e nel frattempo si prepara alla sua sfida più grande: la Yosemite Triple, dove in meno di 19 ore dovrà scalare Mt. Watkins, El Capitan e l'Half Dome, per il 95% in free solo.
Il mondo dell'arrampicata del Regno Unito è conosciuto per la sua rigorosa etica tradizionalista, la realizzazione di tracciati pericolosi e una forte competizione tra i giovani alpinisti, che rischiano la vita per dimostrare la loro audacia. È quindi l'ultimo posto dove ci si immagina di trovare una bella ragazza bionda, Hazel Findlay, prima donna a salire un 8c+/9a, che sta mettendo in ombra tanti colleghi. Dopo aver scalato le scogliere vicino a casa si unisce a Emily Harrington per affrontare le enormi pareti selvagge della Taghia Gorge, Marocco.
Chris Sharma, considerato per 15 anni il “re” dell'arrampicata, ha creato vicino alla sua casa in Catalogna una vera e propria mecca per chi è alla ricerca di vie impegnative. Oggi il ragazzo prodigio ceco Adam Ondra, 19 anni, approda nel territorio di Sharma per tentare di strappargli il titolo. I due cominciano così una battaglia all'ultimo spit per aprire il primo 9b+ della storia, mentre nello stesso luogo Sasha DiGiulian e Daila Ojeda abbattono gli standard femminili con salite da brivido.
Shark’s Fin sul Monte Meru è un leggendario pilastro di granito nell’Himalaya. Per Conrad Ankers è il sogno di una vita, per i suoi partner di cordata Jimmy Chin e Renan Ozturk è la sfida più grande della loro vita. Ma la montagna, che secondo la religione buddista rappresenta il centro dell’universo, respinge il loro primo tentativo di raggiungere la vetta. Questo accade nel 2008. Tre anni più tardi ritornano di nuovo in India. Per Renan il secondo tentativo di vincere i 900 metri di granito rappresenta anche un ritorno alla vita. Sei mesi prima è stato vittima di un grave incidente sugli sci, dal quale ha riportato una frattura alla testa e di una vertebra. La dichiarata intenzione di volere scalare una montagna alta 6310 metri non è stata accolta molto positivamente dai suoi medici, ciò nonostante Ronan ha continuato ad allenarsi con disciplina ferrea. Può contare sull’aiuto di Conrad e Jimmy, l’unico nemico è il suo corpo.
Reinhold Messner: protagonista di imprese entrate nella Storia, questa leggenda vivente dell’alpinismo ha deciso di dedicare un tributo alla montagna “per raccontare ciò che accade in noi quando ci consegniamo alle montagne, ai loro pericoli, ma anche alla loro grandezza e ai loro misteri”. Così è nata l’idea dei Messner Mountain Museum, definiti dall’alpinista il suo quindicesimo 8000: cinque sedi disseminate tra Dolomiti e Ortles, in cui cimeli della storia dell’alpinismo si alternano a opere d’arte e oggetti provenienti da Paesi alpini di tutto il mondo, raccolti durante viaggi e spedizioni. In questo straordinario DVD Reinhold Messner ci accompagna alla scoperta dei valori della montagna; dei suoi valori. Un percorso di conoscenza e riflessione unico e affascinante che è al tempo stesso “luogo di incontro con la montagna, con l’umanità e infine con sé stessi”.
Le grandi pareti Nord delle Alpi sono state e sono ancora il punto di riferimento, l’esame di maturità per gli scalatori. Furono il terreno sul quale si giocarono gli ultimi fuochi dell’alpinismo “di conquista” in Europa. La Nord del Cervino non era da meno, quanto a difficoltà di scalata su misto e pericolosità, ma fu la prima a cadere, nel 1931, grazie ai fratelli Schmid, esponenti della famosa scuola di Monaco. Franz e Toni, che sarebbe morto l’anno successivo, raggiunsero Zermatt in bicicletta: ben 5 giorni di salite e discese prima di poter affrontare la montagna e i 1200 metri di dislivello della parete nord, esposta alle scariche, sulla quale lottarono per due giorni. Sullo sfondo di questa e di altre imprese storiche, come quella della prima invernale di Walter Bonatti nel 1965, due giovani guide alpine tentano la prima ascesa invernale in una sola giornata.
Un inconsueto film sulla montagna: girato dalla prospettiva di Stephan Siegrist, narra la storia di due cordate che, all’inizio dell’estate del 2007, affrontano l’Arwa Tower, uno straordinario seimila situato nel Garhwal Himalaya, in India. La prima cordata, composta da Stephan Siegrist, Thomas Senf e Denis Burdet, prende di mira i quasi mille metri della parete settentrionale, mai scalata prima, superando innumerevoli passaggi di difficoltà estrema in artificiale e libera. Il nome che danno alla via è “Lightning Strike”, colpo di fulmine (900 m, VI, M5, 5.9, A3), ispirato alle marcate fessure della parte inferiore, che solcano la roccia come i segni lasciati da un fulmine. La seconda cordata è composta da due donne, Ines Papert e Anita Kolar, ma causa delle pessime condizioni atmosferiche,le due forti alpiniste sono costrette ad interrompere il proprio tentativo a soli 200 metri di dislivello dalla meta.