Vivian Bearing è una professoressa inglese cui è stato diagnosticato un cancro letale alle ovaie. È costretta così a compiere l'intero doloroso e terribile iter terapeutico, riflettendo su di sé, sulla vita e sulla malattia. Intorno a lei ruotano da alcune figure che operano nell'ospedale: il dottor Posner, la cui missione professionale è la sua unica fede; l'infermiera Susie, l'unica che sembra avere davvero riguardo per le condizioni di Vivian e il dottor Keladian, il primario, che vuole solo risultati, non importa a che prezzo e di quale natura.

William Forrester è un anziano scrittore che ha pubblicato un unico grande romanzo a 23 anni e si è poi ritirato dal mondo, rifugiandosi in un anonimo appartamento del Bronx. Jamal invece è un ragazzo afro-americano povero, piccolo genio del basket, studente in un college di Manhattan ma soprattutto romanziere in erba, che nel misterioso Forrester trova un maestro di letteratura e un secondo padre. Sullo sfondo, l'istituzione: il college di Manhattan dove Jamal studia, il professore carogna che lo perseguita, la ragazza ricchissima che gli fa intravedere mondi sconosciuti.

San Fernando Valley, California. Cinque ballerine e spogliarelliste raccontano la loro vita off-stage. Il film è mediocre e troppo lungo per arrivare a dire qualcosa di scontato e di già noto e cioè che le vite delle protagoniste sono difficili, alcune anche con problemi di droga, e che le loro reazioni emotive sono spesso fuori dal controllo e dunque eccessive. Angela, Daryl Hannah, vorrebbe una vita normale, ma non fa nulla per uscire dal giro e ottenerla. Il regista avverte l’esigenza di porre lo spettatore davanti a scene di sesso abbastanza esplicite, noncurante di come si possa sentire chi guarda. Probabilmente un regista di sesso femminile avrebbe girato e reso in modo differente questo film.

Lo sguardo poetico e critico su una società che, identificandosi nella massa, ha deciso di escludere chi coltiva la propria individualità. La solitudine è forse solo un sentimento nostalgico di chi pratica l'arte osservativa e riconosce nel mondo una malattia che rende la cosa più bella una tortura. Forse è soltanto lo sguardo di un giovane romantico, disposto a soffrire pur di continuare a guardare il mondo infame in cui è cresciuto.