Il film racconta la storia di un giovane uomo, Edmond Dantes, che diviene il bersaglio di un sinistro complotto e viene arrestato il giorno del suo matrimonio per un crimine che non ha commesso. Dopo 14 anni trascorsi nella prigione dell'isola di Château d'If, riesce a fuggire rocambolescamente. Ora, ricco oltre ogni immaginazione, assume l'identità del Conte di Monte-Cristo ed esige la sua vendetta sui tre uomini che lo hanno tradito.

Tratto da una storia vera. Eugene Allen. Nero di umili origini, maggiordomo alla Casa Bianca per 34 anni (dal 1958 al 1986) è stato testimone della vita privata e delle vicende politiche di 7 presidenti degli Stati Uniti, da Harry Truman fino a Barack Obama. Il film racconta la tenacia e la determinazione di un uomo, la nascita di una nazione e la forza della famiglia.

Nell'arco di tredici anni, a partire dai duemila, in una Lecce che scopre il piccolo grande boom economico pugliese, due giovani autoctoni (agli antipodi per estrazione sociale, convinzioni ideologiche, aspirazioni e frequentazioni) si odiano, si amano, si tradiscono, fanno esperienza del dolore e dell'ombra della morte, insomma vivono.

L'amore tra Mateusz Krol, un ragazzo casciubiano, e Marita von Krauss, un'aristocratica prussiana nella cui casa di famiglia viene accolto quando sua madre muore, cresce e matura nel corso degli anni, mentre Kashubia, la regione polacca settentrionale dove vivono, soffre le conseguenze delle tragedie che sconvolgeranno l'Europa dall'inizio del XX secolo fino alla fine della seconda guerra mondiale.

Sinan viene mandato in Capadocia dal suo capo, Isfendiyar, per scrivere una sceneggiatura. In attesa dell'ispirazione, Sinan si imbatte prima in Eylul, la figlia di Izzet, proprietario dell'hotel in cui ha prenotato il soggiorno, e poi nella star delle soap opera Faruk, suo ex buon amico e attuale nemico. Non passa molto tempo prima che il tassista Lokman, che si dichiara "autista" di Sinan, e Arif, un contadino e allevatore di cavalli del luogo, entrino a far parte della vita di Sinan e della sua sceneggiatura. Sebbene le numerose avventure tra i magici camini delle fate, i palloncini colorati e la festa annuale dell'uva diventino un film per tutte le persone coinvolte, il lieto fine atteso dal capo, Isfendiyar, non avviene mai. Ma il capo insiste per il suo lieto fine. E Sinan deve scrivere quel finale!

Nonostante i legami di sangue con la popolazione ebraica e araba di Haifa, Moshe (Moshe Ivgy) conduce un'esistenza senza radici. Stanco dell'impaziente moglie Didi (Keren Mor) e ambivalente nei confronti della giovane e bisognosa amante Grisha (Natali Atiya), le uniche relazioni che Moshe non complica sono quelle con i suoi devoti genitori, l'ebrea Hanna (Meron) e l'arabo Yussuf, e con Jules (Juliano Mer), amico d'infanzia di Moshe. Ma quando il fratello immobiliarista di Jules si trasferisce per acquistare una proprietà pregiata dalla parte araba della famiglia, l'ascendenza divisa di Moshe viene messa alla prova.