Berlino, anni Quaranta. Bruno è un bambino di otto anni con larghi occhi chiari e una passione sconfinata per l'avventura, che divora nei suoi romanzi e condivide coi compagni di scuola. Il padre di Bruno, ufficiale nazista, viene promosso e trasferito con la famiglia in campagna. La nuova residenza è ubicata a poca distanza da un campo di concentramento in cui si pratica l'eliminazione sistematica degli ebrei. Bruno, costretto ad una noiosa e solitaria cattività dentro il giardino della villa, trova una via di fuga per esplorare il territorio. Oltre il bosco e al di là di una barriera di filo spinato elettrificato incontra Shmuel, un bambino ebreo affamato di cibo e di affetto. Sfidando l'autorità materna e l'odio insensato indotto dal padre e dal suo tutore, Bruno intenderà (soltanto) il suo cuore e supererà le recinzioni razziali.
Il film racconta un episodio abbastanza singolare della Resistenza francese. Mentre gli alleati si avvicinano a Parigi, un ufficiale tedesco carica un treno con opere d'arte trafugate che intende portare in Germania. Un ferroviere francese, membro della Resistenza, si adopera in ogni maniera per evitare che il cospicuo patrimonio finisca nel paese nemico. Anche quando l'ufficiale lo mette alla guida del convoglio sotto la minaccia delle armi.
Auschwitz (Polonia), autunno 1944. Chi erano e come operavano i Sonderkommando, unità speciali di internati ebrei che curavano il funzionamento delle camere a gas e vi accompagnavano i loro confratelli da eliminare, ottenendo in cambio qualche mese in più di sopravvivenza. Da un testo teatrale dello stesso sceneggiatore-regista-montatore (già attore, vedi Fratello, dove sei?), basato sul libro Auschwitz: A Doctor's Eyewitness Account di Miklos Nyiszli, medico ebreo ungherese che effettuò gli esperimenti del nazista Josef Mengele per salvare sé stesso e la sua famiglia. Non c'è compiacimento morboso nel mettere in immagini (fotografia stilizzata di Russell Lee Fine) l'orrore di un lager di sterminio e il velo grigio della cenere umana che avvolge il campo e le coscienze degli internati.
18 maggio 1939: il regime nazista istituisce il più grande campo di concentramento femminile, Ravensbrück. 130.000 donne e bambini furono deportati. Grazie alle testimonianze degli ultimi sopravvissuti, con l'aiuto di esperti, modelli 3D e ricostruzioni, la struggente storia di questo campo di sterminio attraverso i destini eccezionali di ex deportati.
Nella Londra della Seconda guerra mondiale, George, un bambino di nove anni, viene mandato in campagna dalla madre Rita per sfuggire ai bombardamenti. Temerario e determinato a riunirsi alla sua famiglia, George intraprende un viaggio epico e pericoloso per tornare a casa, mentre Rita lo cerca.
Rosenstrasse è il nome di una strada di Berlino dove, nel 1943, centinaia di donne manifestarono protestando contro la deportazione dei loro propri mariti, riuscendo a farli liberare. Rosenstrasse è anche il titolo dell'ultimo film di Margarethe von Trotta, che quei fatti li rievoca attraverso la memoria di chi li ha vissuti direttamente - è il caso della protagonista femminile Ruth -, che però nel tempo ha preferito rimuoverli, così anche di chi quei fatti tenta di ricostruirli, servendosi della memoria altrui. E'il caso della figlia di Ruth, Hannah, la quale ai giorni nostri tenta, riuscendovi, di ricostruire quel passato, andando ad intervistare la donna che salvò la vita alla propria madre. In un'alternanza di tempi e di spazi, tra una New York contemporanea e una Berlino sospesa tra un presente e un passato denso di dolorosi ricordi, Rosenstrasse è un film che trova il suo giusto ritmo strada facendo, nel dipanarsi della vicenda.
Dicembre 1944. La Germania è sul baratro, in macerie: la guerra è oramai persa. Il ministro della propaganda Goebbels decide così di organizzare, in occasione del capodanno, un grande discorso per il Fueher, un discorso che possa incendiare gli animi e spingere il popolo tedesco alla riscossa. L'unico problema è che Hitler non può farlo, evita le apparizioni pubbliche, è stanco e depresso; la sola persona che può aiutarlo ad uscire dal torpore è un docente di teatro, il professore Adolf Gruenbaum....un ebreo.
Un giovane avvocato senza pretese conduce una lotta contro i nazisti verso la fine della seconda guerra mondiale.
La domanda è rivolta ai giovani visitatori di una mostra sulla Shoah allestita in occasione del cinquantesimo anniversario della liberazione dei campi di sterminio. La voce fuori campo è la voce di Jancsó.